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8 settembre 2015

Lamento su Palmyra, “la sposa del deserto”

di Fra' Domenico Spatola


Ti vidi, Palmyra “Sposa del deserto”, nell’ormai lontano 2008. Fosti la meta finale, e a sorpresa di un percorso catartico e in crescendo attraverso le più belle città della Siria (Damasco, Aleppo, Apamea) trasudanti storia e ricchezza favorita da condizione geografica di cerniera dei tre Continenti.

Oggi provo angoscia nel vederti in pericolo per quanto sta succedendo a te e attorno a te.

Ti raggiunsi, solo conoscendo il tuo nome. Ma quando apparisti, nell’assolato e radioso pomeriggio, improvvisa mi ammaliasti, con le tue trame, i tuoi colonnati, i capitelli finemente ricamati, a dispetto del tempo conservati a messaggio per l’eternità.

Dalla sabbia dorata e sullo sfondo del cielo tersissimo, balzasti incontro con le tue svettanti colonne, vittoriose di racconti dei secoli e orgogliose a catturare rugiada di infinito, per offrire, a magia, bellezze di altri mondi e d’altri tempi. Piansi di gioia, quella volta e, a notte di stelle, mirai l’argentea luna, complice con sua falce di struggente splendore, nel vegliare carezze sulle tue rovine mai rassegnate dal tempo e piuttosto indomite a svelare passaggi di mercanti di perle e portatori di resine rare, come le merci che il mondo d‘Occidente non conosceva. Carovane in te facevano meta per loro ristoro, passaggio obbligato per emporio di resine e ori e preziosi innumerevoli, come cammini dell’anima senza tempo e sognanti di luce. Eri maliarda nel tuo grembo caldo a suggerire vita, immortalata nella pietra a raccontare tue avventure e sventure come quella che ti sovrasta e noi fa pensare con tremore.

Sei ostaggio a ricatto di sedicente Stato islamico, “infedele” alla bellezza che “vera” Umanità custodisce gelosa.

I tuoi monumenti e il tempio al dio Baal-Shamin, perfetto e tetragono testimone della millenaria preghiera incessante che l’uomo più antico elevava al divino, ora è ridotto in macerie dall’insana follia di coloro che, con furore iconoclasta, vogliono cancellare la memoria, come a recidere le radici dell’uomo di sempre.

Tua ferita è della Umanità, ora più impoverita dai disumani “angeli di morte”, distruttori del glorioso passato, e per un futuro da loro immaginato solo di macerie, a sfregio dell’Umanità la cui somiglianza al divino solo la bellezza conserva.

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Lamento su Palmyra, “la sposa del deserto”
 

 

Ho inserito con grande piacere questo commovente ricordo di Palmyra proposto dal caro amico Fra' Domenico.
Palmyra in questi giorni subisce come sappiamo lo sfregio, purtroppo indelebile, dell'ISIS.
In un attimo costoro sono riusciti a distruggere ciò che aveva resistito per secoli all'ingiuria naturale del tempo.
Fra' Domenico, testimone e pellegrino in terra siriana, ci ha fatto rivivere cosa avevano suscitato in lui, solo pochi anni fa, tali bellezze, distrutte ora dall'insensatezza dell'uomo.

Marcello Basso

09/09/2015 10:59:05


 
 

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