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29 ottobre 2009

Storia semiseria e disordinata della canzone italiana da Sanremo in poi - IL RITORNO DI CANZONISSIMA

di Dario Cordovana



Siamo ormai in autunno e si parla solo di “Canzonissima”, il programma abbinato alla lotteria di Capodanno che nel 1968 riprende il suo antico nome dopo essere stato “Gran Premio” nel ’63, “Napoli contro tutti” nel ’64, “La prova del nove” nel ’65, “Scala reale” nel ’66 e “Partitissima” nel ’67. E si parla di un cast stellare con Mina presentatrice (nientemeno) affiancata da due comici di grande esperienza come Walter Chiari e Paolo Panelli. Dirige l’orchestra l’esperto maestro Bruno Canfora.
I cantanti in gara sono ben 48 e nuovo è anche il meccanismo ad eliminazione. I partecipanti vengono presentati in gruppi di sei per puntata, ed al termine delle prime otto puntate passano il turno i 24 cantanti che hanno ricevuto più voti tra giurie in sala e cartoline. In teoria arrivare ultimi o primi in una puntata non assicura il passaggio del turno. Il meccanismo sconta però un piccolo difetto: Canzonissima come tutte le trasmissioni nuove ha bisogno di un po’ di rodaggio e così i cantanti che si esibiscono nella prima puntata sono svantaggiati rispetto agli altri, perché il pubblico all’inizio acquista un minor numero di cartoline; e dato che i conti si fanno alla fine delle prime otto puntate non stupisce se l’ultimo in assoluto (Edoardo Vianello) proviene proprio dalla prima puntata.
In questa prima fase i cantanti eseguono un brano del loro repertorio più classico, ma già da subito infuriano le polemiche. La presenza di Mina non è ben vista da tutti, in quanto collega fuori concorso, inoltre la stessa tigre di Cremona si lamenta del fatto di non poter cantare dal vivo e dover invece eseguire i suoi brani in playback…e quando vede che per l’inglese Shirley Bassey viene fatta un’eccezione (e sarebbe stato delittuoso non farla), chiede ed ottiene lo stesso trattamento…per la goduria degli spettatori!
Il cast dei partecipanti è molto ricco: è più facile ricordare chi manca (Adriano Celentano, Rita Pavone, Domenico Modugno, Bobby Solo, Dalida, Massimo Ranieri) che i presenti, che allineano il grande favorito Gianni Morandi, il sempreverde Claudio Villa, il vincitore di Sanremo Sergio Endrigo, il vincitore del Disco per l’estate Riccardo Del Turco, la vincitrice del Cantagiro Caterina Caselli, la dominatrice dell’estate Patty Pravo e poi ancora Al Bano, Johnny Dorelli, Don Backy, Milva, Ornella Vanoni, Little Tony, Fausto Leali, Gigliola Cinquetti, Orietta Berti…e qualche ripescaggio dal passato come Betty Curtis, Miranda Martino, Jula De Palma, Umberto Bindi, Bruno Martino, più l’inevitabile omaggio alla canzone napoletana classica limitata però alla presenza di Sergio Bruni, Gloria Christian e Aurelio Fierro. I 48 cantanti verranno messi in file come scolaretti per cantare in coro insieme a Mina la sigla di testa, “Zum zum zum”, ovvero “la canzone che mi passa per la testa…”, canzone per altro non nuova, perché già presentata da Mina nel corso dello spettacolo “Sabato sera” dell’anno prima.
Questa edizione di Canzonissima avrà un grandissimo successo soprattutto grazie al trio di presentatori, mentre se si può muovere una critica, i cantanti sono lì solo ed esclusivamente per cantare la loro canzone ma non proferiscono verbo che sia uno. Il confronto rispetto alla “Partitissima” dell’anno precedente durante la quale in ogni trasmissione i due cantanti contendenti si dividevano in parti uguali la puntata è davvero stridente…

La sigla di Canzonissima 1968: ZUM ZUM ZUM


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Trattasi del maestro e compositore Bruno Canfora (classe 1924). E' da leggere la voce su Wikipedia, con una ottima, esilarante, foto del magister del dadaumpa che gioca a flipper. Troppo forte, ragazzi!

Sandro M.

16/11/2009 18:54:35


Non me lo ricordo neanche io, però alla fine dei suoi sketch ricordo che si voltava verso il direttore d'orchestra e lo chiamava: "Canfora!!!"

Dario C.

14/11/2009 17:43:16


Non mi ricordo più se era nell'edizione di quell'anno di Canzonissima che Panelli lanciò il suo fortunatissimo refrain romanesco: "pija, pesa, incarta e porta a casa", che forse in palermitano si può rendere con "tecca a mancia"

Sandro

10/11/2009 20:02:21


 
 

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