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12 febbraio 2013

UNA LEGGENDA METROPOLITANA

di Andrea Basso Sr.


Edmondo De Amicis, dall’alto del suo mezzobusto, posto su un piedistallo all’ingresso del Giardino Inglese, dal lato del Viale della Libertà, in questa nostra Felicissima Città, stava rileggendosi il suo libro “Cuore”, alla luce di quanto un suo intimo amico, sottovoce, gli aveva detto:

-    “Guarda che hai scritto un’enorme stronzata.”
-    “Ma come è possibile - replicò lui - se l’hanno tradotto in tutte le lingue?”
-    “Guarda che anche le enormi stronzate possono essere tradotte in tutte le lingue. Mica è vietato.” - Gli fece notare il suo amico.

Che quel libro aveva avuto un effetto attassante su diverse generazioni di bambini, facendo loro passare notti insonni, in preda a terribili incubi, era vero.

Ad un tratto, giungeva al suo orecchio una sonora pernacchia, di quelle che sembrano uno squillo di tromba.

Allora, di botto, il buon Edmondo interruppe la lettura, avendo però cura di chiudere il suo prezioso libro, e mettendo, con un dito, il segno della pagina in cui era arrivato.

Alza gli occhi, infastidito, e  dice:

-    “Cu fu stu curnutu?”- guardando verso la statua equestre  di Giuseppe Garibaldi, posta nell’omonima villetta che si trova dall’altro lato del Viale della Libertà.  

Che Dio l’abbia in gloria, l’Eroe dei due mondi, che se si fosse stato al suo paese, oppure all’altro mondo, penso che sarebbe stato meglio per tutti, e avremmo pure risparmiato i soldi per le varie statue equestri. Ma questo è un altro discorso.

Il buon Peppino, però, dall’alto del suo destriero, con il braccio destro alzato a mezz’aria, punta il dito indice verso Francesco Crispi, che sul piedistallo del suo bel monumento, sito nella piazza a lui dedicata, se ne sta bello tranquillo.

-    “Iddu fu.”- dice perentoriamente l’Eroe.

Ed il buon Ciccio, a questo punto, con le braccia conserte, che mostrano la sua grande sapienza e pazienza, commenta:

-     “Semu o suolitu. Loro si spernacchiano e la responsabilità la riversano      sempre sugli altri.”
 
E con questo costume, che si è tramandato di generazione in generazione, a Palermo, quando succede qualcosa, non si riesce mai a capire di chi è la vera responsabilità.

E se volete andare a controllare questa storia, fate pure.

Le tre statue sono sempre là.

24 ore su 24.

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