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21 gennaio 2020

Un disco per l’estate 1974. Le canzoni eliminate nella prima fase (Puntata n. 151)

di Dario Cordovana



Al contrario di Sanremo divenuto in soli due anni una rassegna ammuffita della canzone con personaggi che hanno ormai poco da dire, il “Disco per l’estate” torna apparentemente nel 1974 a godere di ottima salute.
Dopo un’edizione un po’ sottotono l’edizione di quell’anno torna a trovare tanti motivi di interesse. Come al solito il disco-estate non guarda in faccia  a nessuno: a superare il primo turno dovrebbero essere in 24, poi un pari merito tra i Ricchi e Poveri e Cristina Gamba spinge a portare a 28 il numero dei semifinalisti. Tra i 26 esclusi (in totale i partecipanti sono 54) tanti nomi noti allora o che lo diventeranno in seguito. Ma andiamo con ordine.
La prima degli esclusi è Anna Melato, con una canzone niente affatto disprezzabile, “Vola”. Purtroppo Anna rimane un’artista promettente, ma che non riesce a sfondare del tutto e le occasioni per farlo cominciano a scarseggiare. Subito dopo Angeleri, fresco di notorietà con “Lui e lei”, ci riprova con “Lisà Lisà” che asseconda il suo stile intimista e delicato. A pari merito troviamo “I giorni dell’amore”, introdotta da un organo in stile Procol Harum e cantata da Michel Tadini che in seguito farà parlare di sé come leader del fantomatico gruppo Actarus, quelli della celebre “UFO Robot”.
“Benedetto chi ha inventato l’amore” è un motivetto in stile anni venti delle Figlie del Vento, molto orecchiabile e quasi trash come sempre. Solo dopo l’interessante e con spunti prog “La farfalla giapponese” del professor Roberto Vecchioni. Per ritrovarlo in una gara canora dovremo aspettare il Sanremo 2011, per altro con esiti finali più che favorevoli. “Un’immagine di noi” di Anastasia Delli Santi si fa notare unicamente per la citazione di molti famosi nomi della musica rock d’epoca (“Sentendo gli Iron Butterfly/i Doors i Cream e i Pink Floyd/sognavamo noi...”).
Scendendo ancora ci imbattiamo in “Ammazzate oh” di Luciano Rossi che, pur eliminata, riscuoterà un certo successo di pubblico dopo essere stata scelta da Maurizio Costanzo come sigla di un suo programma radio. Poca fortuna invece per l’incalzante “New York” degli sconosciuti Erba Verde. Miglior sorte avrebbe meritato la delicata “Quando te ne andrai” dei Profeti. “Oh Mary Lou” degli Homo Sapiens sembra uno scarto dei Nuovi Angeli (e difatti il gruppo cambierà genere). Più giù ancora una vecchia gloria in cerca di rilancio (Achille Togliani) e il gruppo Flora Fauna Cemento con “Congresso di filosofia”, anch’esso in stile Nuovi Angeli e con una giovane Gianna Nannini in formazione. Non riesce a riemergere neanche Piero con i suoi Cottonfields, nemmeno la lenta “Gardenia blu” serve a ritrovare un feeling col pubblico perso dall’epoca di “Due delfini bianchi”.
Due nomi celebri a seguire: Renato Zero (la delicata “Inventi”, lontana anni luce dal personaggio) e Lucio Dalla (la splendida “Anna bellanna”) e ancora più in basso Enzo Jannacci con “Brutta gente” che lui riproporrà anni dopo in concerto con un arrangiamento totalmente diverso.
In linea col personaggio “Eternamente tua” di Mario Merola (potrebbe essere tratta da uno dei suoi film, se non fosse che la canzone è venuta prima). La bislacca “Stanlio e Ollio” del “La Famiglia degli Ortega” che sostanzialmente ripete “Stanlio e Ollio, Cric e Croc, non più in bianco e nero, a colori per noi” (!!!), è anche l’ultimo singolo pubblicato dal gruppo che si scioglierà subito dopo una tournée negli Stati Uniti.
Rossella canta “Prospettive” e ricorda non poco Dori Ghezzi nella strofa, mentre poco da dire sul quartetto di cantanti napoletani melodici che quasi chiude la classifica, nell’ordine Tony Astarita, Mario Abbate, Tony Bruni e Pino Mauro: non saranno le loro canzoni a risollevare le sorti della canzone napoletana in crisi. Chiude la classifica Corrado Castellari, autore per Iva Zanicchi e Fabrizio De André (sua la musica de “Il testamento di Tito”). La sua canzone, “Al club di Gioacchino” non sembra né meglio né peggio di altre, ma per qualche strano motivo ottiene il punteggio più basso. E contrariamente all’anno precedente non ci sarà nessuna replica del caso De Gregori, Castellari non era destinato alla notorietà…

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