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4 novembre 2011

Storia semiseria e disordinata della canzone italiana - I festival pop

di Dario Cordovana



All’estero era ormai un’idea vecchia di tre anni, per lo meno risalente a quel 1967 che in quel di Monterey aveva visto riunirsi tanti giovani musicisti rock di belle speranze (Simon and Garfunkel, The Who, The Byrds, Jimi Hendrix Experience, tanto per citarne alcuni) e altri già al passo d’addio (Otis Redding, che alcuni mesi dopo perderà la vita in un incidente aereo).
Ma sicuramente in Italia maggiore era stata l’eco dei Festival di Woodstock (nel 1969) e dell’isola di Wight (nell’agosto 1970). I giovani cercavano occasioni per aggregarsi e i Festival Pop (che poi divennero rock quando la parola “pop” passò ad indicare l’equivalente estero di quello che in Italia chiamavamo “musica leggera”) erano un’ottima occasione per ascoltare buona musica – alternativa – e sentirsi tutti insieme parte di quel movimento di pace e amore che voleva contrapporsi alle guerre, che tra l’altro, specie in America, venivano ormai viste con molto sospetto. Non si trattava più da tempo di guerre per difendere il suolo patrio, ma un’ideologia, il capitalismo, dal nemico che era il comunismo sovietico.
Poi la storia ha insegnato che anche in grandi raduni rock come quello di Altamont ci poteva scappare il morto, ma per un po’ i giovani cedettero veramente di potere cambiare il mondo, e che la musica fosse un ingrediente importante.
Noi italiani al riguardo arriviamo sempre con un po’ di ritardo, ma finalmente in quel 1970 che già con Wight vedeva il fenomeno declinare a livello mondiale, riuscimmo ad organizzare non uno ma ben due megaraduni: Palermo Pop ’70 e il Festival Pop di Caracalla. Quest’ultimo andò avanti per due edizioni: la prima si svolse appunto nell’ottobre del 1970 e tra i suoi partecipanti (introdotti dal giornalista Eddie Ponti) vide tra gli altri i New Trolls, i Primitives, i Pooh (che nel corso del Festival incontreranno per la prima volta il loro futuro batterista Stefano D’Orazio), i Sopwith Camel, i Trip e le Esperienze di Francesco Di Giacomo, Renato D’Angelo e Pierluigi Calderoni che poi entreranno con Marcello Todaro proveniente dai Fiori di Campo (anch’essi partecipanti al Festival) nel Banco del Mutuo Soccorso.
Ancora più ambizioso il Festival Pop di Palermo, con artisti celebri provenienti da tutto il mondo, svoltosi in luglio (e quindi prima del Festival di Wight) in tre giorni: qui il rock si mischiava con il jazz e con la musica leggera con grande disinvoltura, forse troppa (nell’edizione successiva il gruppo rock dei Colosseum fu seguito sul palco da Rosanna Fratello); tuttavia leggere della presenza di Duke Ellington, Aretha Franklin, Arthur Brown, Brian Auger, gli Ekseption e addirittura di Little Tony, Nino Ferrer e i Ricchi e Poveri (che comunque si comportarono bene) fa ancora impressione. Un plauso quindi all’organizzatore, il siculo-americano Joe Napoli, che avrebbe voluto portare in Sicilia anche i Pink Floyd e i Rolling Stones. Il Festival ebbe altre due edizioni, fino al 1972 e, anche se non furono tutte rose e fiori (si ricorda anche una contestazione al gruppo inglese dei Mungo Jerry), fu un momento importante nella storia musicale anche dei musicisti locali che ebbero modo di farsi ascoltare in queste affollate vetrine.
Altri Festival Pop o Rock si susseguiranno per tutti gli anni ’70, il più celebre quello andato avanti fino al 1976 del Parco Lambro, e il tutto si concluderà con una nota di mestizia. L’ultimo infatti sarà quello del 14 giugno 1979: non è un Festival normale, i musicisti sono riuniti per raccogliere fondi per pagare le cure per Demetrio Stratos, ma il cantante in realtà è morto il giorno prima e il Festival risulterà alla fine solo un omaggio alla sua grandissima voce…

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