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1 dicembre 2011

Storia semiseria e disordinata della canzone italiana - Canzonissima: arriva la Carrà

di Dario Cordovana



C’era bisogno di un rilancio per Canzonissima, dopo la sfortunata e criticatissima edizione 1969. E allora si decise di cambiare quasi tutto: meno sfarzo, più semplicità e un’impostazione generale del programma che sembra non appartenere più agli anni sessanta, ma al decennio che seguirà.
Riduzione drastica del numero dei conduttori intanto, da quattro a due: e se uno dei due, Corrado, è una vecchia conoscenza del pubblico e della stessa Canzonissima (aveva già presentato l’edizione 1965 che allora si chiamava “La prova del nove”), l’altra è un mezzo salto nel buio: si chiama Raffaella Carrà e al suo attivo ha qualche film, di cui almeno uno “Il colonnello Von Ryan”, rimasto famoso per via del suo partner, un certo…Frank Sinatra. Inoltre la giovane-ma-non-tanto soubrette (ha 27 anni), ha partecipato con grande successo alle quattro puntate dello show “Io, Agata e tu” con Nino Ferrer e Nino Taranto, andato in onda in quello stesso 1970.
Ma certo Canzonissima è un’altra cosa, è un impegno da far tremare le vene e i polsi, un incontro decisivo per la carriera di Raffaella, del tipo: o la va o la spacca. E come tutti saprete… andò. A questo contribuì in modo decisivo l’affiatamento più unico che raro con Corrado, ma il modo di presentarsi di Raffaella, come di chi fa del suo meglio ma necessita dell’incoraggiamento del pubblico, fu decisivo. Gli italiani la presero in simpatia e cominciarono a stravedere per lei e per il suo…ombelico. Eh sì, si può dire che quella parte del corpo scoperta della Carrà abbia contribuito a fare da spartiacque tra gli spettacoli degli anni sessanta (con le Kessler fin troppo vestite) e quelli degli anni settanta (che termineranno con l’introduzione di seni al vento nella trasmissione “Stryx” di Enzo Trapani).
Alla Carrà venne anche affidata la sigla iniziale, la popolarissima “Ma che musica maestro”, composta dal maestro Franco Pisano, degnissimo sostituto di Bruno Canfora alla conduzione dell’orchestra, mentre per la prima volta c’è un maldestro tentativo di lanciare un nuovo ballo all’interno della trasmissione, il “Reggae rrr”, in realtà un rhythm’n’blues che del reggae giamaicano aveva solo il nome.
La sigla finale del programma, anch’essa con la solida firma di Franco Pisano, è invece appannaggio dei Dik Dik, si intitola “Dove vai” ed è probabilmente uno dei brani più belli del repertorio del glorioso gruppo. I Dik Dik per altro non verranno mai inquadrati nelle immagini della sigla finale che preferiscono soffermarsi sulla mascotte del programma, il pappagallo Ara.
Un’altra novità del programma è il ricorso massiccio ad ospiti famosi, uno per puntata, ospiti di gran nome che pubblicizzano in genere il loro ultimo film del quale vengono mostrate alcune immagini. Memorabile in tal senso la partecipazione di Vittorio De Sica, che, oltre a reclamizzare la sua recentissima trasposizione cinematografica de “Il giardino dei Finzi Contini” di Giorgio Bassani, farà un esilarante provino a Corrado.
Cambia infine, anche il meccanismo della competizione…ma di questo parleremo la prossima volta…

Ma che musica maestro
(Raffaella Carrà)


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