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29 agosto 2017

Un disco per l’estate 1973 – prima serata (puntata n. 133)

di Dario Cordovana



Ed ecco le canzoni semifinaliste di “Un disco per l’estate” 1973 mettendo i cantanti in rigoroso ordine alfabetico: iniziamo con Al Bano che presenta “La canzone di Maria”, un brano che era stato scartato a Sanremo con un altro titolo (“Un’altra Maria”, sarà mica stato il titolo ad influenzare quella scelta?), ma perfettamente in linea con lo stile del cantante di Cellino San Marco, che approda in finale. Alberto Anelli è ormai un veterano di questa rassegna. A Sanremo come cantante non ha mai partecipato, ma questa competizione estiva gli ha portato qualche buon successo in termini di popolarità, senza mai sfondare del tutto però. “Dimmi di no” è un buon pezzo cantato anche bene, ma non raggiunge la finale.
I Camaleonti sono stati già rilanciati dal Festival di Sanremo, sfoggiando uno stile melodico al passo con i tempi, perfezionato adesso da “Perché ti amo”, un pezzo arioso cantato ancora una volta da Tonino Cripezzi. La canzone appare addirittura favorita per la vittoria finale, visto che nella fase eliminatoria ha avuto più voti in assoluto. Minori velleità ha “Nuvole bianche”, un pezzo senza pretese nel consueto stile di Rosanna Fratello, che però è sempre molto popolare in una certa fascia di pubblico ed ha uno stile inconfondibilmente personale. Anche questa canzone va in finale, ma senza sorprese, visto che le eliminatorie l’avevano piazzata al sesto posto.
Meno prevedibile era che raggiungesse lo stesso risultato “Tutto è facile” della rivelazione di Sanremo, Gilda Giuliani, accreditata solo di un ventesimo posto. Una bella conferma per Gilda che si gode questo momento di popolarità che, purtroppo per lei, vista la crisi del genere melodico a cui fa riferimento, non durerà molto. Desta buona impressione “Frutto verde” del gruppo aperto “La grande famiglia”, con un ex-componente del gruppo anni sessanta dei Girasoli in formazione. La canzone non arriva però in finale e l’attività del gruppo andrà avanti con pochi sussulti fino al 1977. Resta l’atmosfera di grande coinvolgimento del pezzo, che denuncia una provenienza romana.
Miro è invece un cantante marchigiano che ha fatto una infinita gavetta prima di giungere a questa sua prima partecipazione al Disco. “Tu mi regali l’estate” è un pezzo delicato, ispirato a un certo cantautorato americano (un po’ alla Fred Neil). La semifinale è però il suo massimo traguardo.
“Brividi d’amore” è in un certo senso un pezzo significativo: è l’ultimo della “vecchia” Nada, quella dei concorsi canori, dei brani imposti da altri, che cantano di ragazzine innamorate. La cantante sta ormai crescendo e non si riconosce più in canzoni di questo genere. Dopo questa finale ci sarà qualche partecipazione televisiva (“Ieri e oggi”), per promuovere il pezzo e poi Nada passerà a cose molto più interessanti, a cominciare da una fruttuosa collaborazione con Piero Ciampi.
Abbiamo visto come queste semifinali siano rimaste orfane dei Nuovi Angeli, eliminati prima del tempo. A riempire il vuoto c’è pero “La mosca” di Renato Pareti, che è uno degli autori prediletti del gruppo di Paki Canzi. Il brano non arriva in finale ma riscuoterà un buon successo grazie ai passaggi radiofonici. E in fondo si tratta di una delle rarissime canzoni che fanno riferimento al mare: “E intanto fanno il bagno a Cesenatico/e i furbi come sempre non affogano…”
Tra i gruppi in attesa di rilancio in questa rassegna c’è quello dei Profeti, che riescono nell’intento con “Io perché io per chi”. La voce è quella di Donato Ciletti (il cantante originale, Renato Brioschi, è riuscito nell’intento di vincere a St.Vincent con “Lady Barbara, nel 1970). Il brano è orecchiabile e dopo la finale otterrà anche un buon successo di vendite: Profeti, missione compiuta!
Carina è “La città” di Marisa Sacchetto, ma gli ascoltatori della radio (la TV accende le sue telecamere solo per la finale, ricordiamolo) saranno riusciti a distinguerla da Rosanna Fratello? In finale il problema non si pone perché la procace Marisa non riesce ad arrivarci. Ce la fa invece “Era ancora primavera” della Strana Società, il gruppo che aveva lanciato in Italia “Popcorn”. Questa è davvero una bella sorpresa, perché il brano era arrivato in semifinale beneficiando dell’allargamento dei posti a ventisei per includere Iva Zanicchi. La quale Iva si rende autrice di un gesto clamoroso: abbandona la manifestazione senza presentarsi alla semifinale, con la scusa che l’orchestra non aveva provato a sufficienza il suo pezzo “I mulini della mente”. Un vero peccato, perché, malgrado la non semplice qualificazione, si trattava di uno dei migliori brani della rassegna…

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