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28 febbraio 2019

Sanremo 1974: seconda serata - (puntata n. 147)

di Dario Cordovana



Decisamente più interessante la seconda serata che si apre con “Il mio volo bianco” di Emanuela Cortesi, canzone dalla melodia azzeccata che non resta nella storia del Festival, ma si merita ampiamente la finale e un buon piazzamento conclusivo (finirà quinta). Neanche il tempo di acclimatarci a una maggiore qualità che subito Piero Focaccia ci ributta indietro con l’inenarrabile “Valentintango”. Qualcuno obietterà che anche “Permette signora” era un tango ma, a parte che il gioco è bello quando dura poco, il pezzo di Sanremo sembra piuttosto una malriuscita parodia di un tango. Passiamo oltre.
Non va meglio con Paola Musiani e il suo brano antifemminista, “La donna quando pensa” (muore). Sempre tra i gareggianti (non li si può certo chiamare giovani vista la presenza di Focaccia e Casadei), Franco Simone presenta un brano raffinato, quasi da chansonnier francese “Fiume grande”, ma l’exploit che era riuscito a Gilda Giuliani l’anno scorso stavolta non si verifica.
Se il brano di Franco Simone era guidato dal pianoforte, lo stesso strumento caratterizza in modo classicheggiante l’inizio di “Per una donna donna” di Antonella Bottazzi, che poi subisce un’evoluzione in stile dixieland, piuttosto inusuale per Sanremo. La donna del titolo è una femminista e quindi dopo il brano della Musiani tutto torna in equilibrio (un colpo al cerchio e uno alla botte).
Siamo all’esordio atteso al Festival di Riccardo Fogli che con “Complici” non si fa notare troppo. Nello stesso stile verranno fuori canzoni che gli daranno maggiori soddisfazioni. Alla fine il secondo posto disponibile per la finale se lo prende meritatamente Anna Melato che si piazza bene anche in finale con “Sta piovendo dolcemente”, brano moderno quanto basta che sembra poter lanciare la sorella minore di cotanta attrice (Mariangela). Non sarà così e alla fine Anna seguirà la strada della sorella.
Ma veniamo ai big, alle vecchie cariatidi (tali ormai dovevano sembrare a qualcuno). E cominciamo con Orietta Berti, che mancava dal Festival dal 1970. “Occhi rossi” è una canzone dignitosa (e soprattutto non è una marcetta) che le regala un terzo posto non ufficiale (perché viene premiata solo la canzone vincitrice), ma che rimane l’unica soddisfazione per Orietta a Sanremo.
Altro veterano è Mino Reitano, ma anche lui al Festival non riesce a sfondare. “Innamorati” è una canzone nel suo classico stile, magari con un organo in stile Procol Harum a renderla un pelino più interessante: insomma, se vi piace Reitano la canzone non delude, altrimenti è la solita solfa.
Figli del periodo sono i francesi Les Charlots, in auge grazie ai loro figli della serie “Cinque matti a…”. Di “Mon ami tango”, meglio dimenticarsi in fretta.
Ed ecco Iva Zanicchi con “Ciao cara come stai”, una canzone invero piuttosto brutta scritta da Cristiano Malgioglio. Sembra destinata all’anonimato come tante altre canzoni ma… ma non sveliamo troppo anzitempo. C’è ancora da presentare “Questa è la mia vita” di Domenico Modugno, scritta dalla promettente Elide Suligoj. Potrebbe essere la favorita e per Modugno la quinta vittoria al Festival (un record), ma… ma rimane ancora da presentare “Sole giallo” dei Middle Of The Road. Il gruppo scozzese guidato da Sally Carr, dopo i fasti di “Tweedle Dee Tweedle Dum” è un po’ in ribasso e non sarà questa vivace e simpatica canzone in italiano (per la verità un po’ incerto) a risollevare le loro quotazioni. Anzi, sia pur ufficiosamente, arriveranno ultimi. Chiude la manifestazione la raffinatissima “Monica delle bambole”, che calza come un guanto per lo stile di Milva. E’ probabilmente la più bella canzone della rassegna, ma si sa, Sanremo è un palcoscenico particolare e la classifica finale ne decreta la penultima posizione.
Ma torniamo all’esito finale: tutto sembra congiurare a favore di una vittoria di Modugno quando il collegamento con la giuria di Benevento fa misteriosamente saltare tutti gli equilibri. Quella giuria, votando in massa la canzone della Zanicchi, ne decreta il successo finale. Per Iva è la terza vittoria, ma la prima ottenuta da sola, per Modugno sarà invece una grossa delusione (e al Festival non tornerà più)…

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