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2 gennaio 2008

Recensioni: Nella Valle di Elah

di Davide



Durante le festività natalizie l’appuntamento con il cinema è ormai una tradizione consolidata, da mettere assieme al panettone, ai vari cenoni e “pranzoni” e alla messa notturna. Ovviamente il clima gioioso e spensierato laddove c’è o laddove, purtroppo, lo si ricerca, porta a scelte di cui poi ci si potrebbe pentire ovvero quella del cosiddetto “cinepanettone”. Nella migliore delle ipotesi frizzi e lazzi con dejavù “cuore – amore” a ritmo brasileiro e la gnocca di turno (Una moglie bellissima) o, in alternativa, zozzerie , rutti, peti e “crassa” commedia degli equivoci con doppi sensi,…azzo a go – go e il codazzo (toh, anche lui in rima con ..azzo) di gnocche di turno (Natale in crociera).
Insomma films per famiglie (rovinate).
In realtà la mia è una critica ingiustificata e preconcetta in quanto bisognerebbe prima vederli questi futuri capolavori della “commedia all’italiana” in attesa di recupero e revisione della critica postera (spero per allora di essere morto), come spesso sottolineano i Vanzina, speranzosi dopo il ritorno in auge dei films di Bombolo (tze..tze..), Alvaro Vitali e Lino Banfi. Ma nella mia memoria è ancora troppo vivo il ricordo dei precedenti “Vacanze di Natale” e soprattutto di “Natale a Miami”, visto durante una serata lisergica estiva sul satellite (ma dai, proviamo....così, per poterne parlare), con l’indimenticabile scena della fellatio con pianta carnivora o della scorpacciata di palle (si…si testicoli umani) scambiate per polpette al sugo, del mitico duo Boldi – De Sica nella loro ultima ed indimenticata performance prima della separazione per divergenze artistiche (e dai su…non ridete..).
Così, lasciata la prole alla suocera, ho dirottato i miei interessi su uno dei tre films, in verità assolutamente inadatti a famiglie (pure non rovinate) per scene e contenuti, per cui forse vale la pena “investire” 15 euro. Abbandonati “La promessa dell’assassino” di Cronenberg, i cui films nel bene e nel male valgono sempre la pena di essere visti, forse per l’eccessiva crudezza ed il rischio di una possibile cripticità dei messaggi proposti, probabilmente poco gradita alla mia consorte, e “Leone per agnelli”, forse troppo teatrale e “parlato” anche se nobilitato dalla presenza della impareggiabile Meril Striip, per la possibile cadenza lenta poco consona alla mia ormai cronica tendenza all’abbiocco (sarà il colesterolo…mah), la scelta è caduta su “Nella valle di Elah”.
Le premesse erano interessanti; un cast di tutto rispetto e pluripremiato , Tommi Lii Gions, Siusen Sarandon, Ciarliz Teeron, e un film sostanzialmente targato Clint Istvuud : il regista è il suo sceneggiatore fidato, Pol Agghis, tra parentesi recente premio oscar per “Cresc” (toh...stesso titolo di un film di Cronenberg), il protagonista un suo attore “amico”, Tommi Lii Gions, già visto in molti suoi films, a partire dal poco “illuminato” Speis caubois e addirittura vi recita in un piccolo cameo “scollacciato” la sua compagna Franses Fiscer. Il film non delude le attese. Un padre, veterano del Vietnam (Lii Gions) prima alla ricerca del figlio, anche lui soldato, scomparso di ritorno dall’Iraq e poi alla caccia dei suoi assassini quando viene ritrovato brutalmente ucciso, letteralmente fatto a pezzi, aiutato da una poliziotta (una sempre più sorprendete Ciarliz Teeron) in cui arde il fuoco sacro e la voglia di riscattarsi da una vita grigia e appesantita dal ruolo solitario di ragazza madre. Il ritmo apparentemente lento è vivacizzato dal susseguirsi degli avvenimenti che accompagnano lo spettatore al drammatico epilogo finale. Una amara e, per certi versi sconvolgente, riflessione sulla guerra, sui suoi orrori e come generatrice di mostri, ma senza moralismo ed autocompiacimento, un approccio che ricorda molto uno dei miei films preferiti (a prescindere dal genere) “Il cacciatore”. Il tema centrale è proprio questo, il dramma di chi la guerra la vive, facendola, di come segna indelebilmente le coscienze e corrompe la mente fino all’epilogo ineluttabile. Chi torna indietro non trova più alternativa che continuare a viverla o ritornarci, la violenza è come un morbo che trasforma anche gli affetti più cari e al padre Lii Gions non resta altro che prenderne atto in una ultima e conclusiva, quanto inutile, richiesta di aiuto per una intera nazione.
Grandissime interpretazioni di tutto il cast su cui, a mio avviso, svetta una esemplare Ciarliz Teeron, testimonial glamour per cosmetici, trionfo dell’apparire, qui efficace sguardo attonito e stravolto dal dramma e dalla violenza che, ferito (anche materialmente atteso che recita quasi metà del film con il naso rotto ed il volto tumefatto) dalla indifferenza del mondo che lo circonda cerca di reagire trovando la sua consolazione nel fare al meglio il proprio ruolo rischiando in proprio e mettendosi al servizio della giustizia. Insomma da vedere, per riempire durante le feste la testa oltre alla panza (che però, intendiamoci, ci vuole eccome…) e magari tornare a casa e “sparasi” con tutta la famiglia un bel “cinepanettone” in DVD taroccato o abilmente “scaricato”, spazzolando i resti della due giorni alimentare in ciabatte, vestaglione di flanella e…rutto libero.


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