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28 agosto 2015

A SCUOLA DI ROCK 23 - CROSBY STILLS NASH & YOUNG

di Dario Cordovana



Uno dei quartetti più leggendari della storia della musica moderna non nasce sui banchi di scuola. Nel 1966 David Crosby è a Londra in tour con i Byrds di cui fa parte e lì conosce Graham Nash, a quel tempo membro degli Hollies, uno dei tanti gruppi inglesi venuti al successo sulla scia dei Beatles. La situazione però si sblocca solo due anni più tardi, quando Nash, in Canada con gli Hollies, si innamora di Joni Mitchell e decide di accettare il suo invito di tornare in America a trovarla.
A casa di Joni si trovano anche David Crosby (che è stato defenestrato dai Byrds) e Stephen Stills, un americano nato in Texas, ma figlio del mondo, reduce dallo scioglimento dei Buffalo Springfield. I due fanno ascoltare a Graham una canzone di Stills, “You Don’t Have To Cry”e Nash prova ad inserire le sue armonie vocali. La magia che proviene da quel trio di voci li convince a dare un seguito a questo incontro. In cerca di una casa discografica incassano il disinteresse di George Harrison a metterli sotto contratto con la Apple (ahi ahi George …), ma non importa: Ahmet Ertegun, leggendario boss della Atlantic non si fa scappare l’occasione.
Il disco omonimo, “Crosby, Stills and Nash”, ha subito un notevole successo, ma i tre da soli non possono portare in tour il disco, avrebbero bisogno di un altro strumentista. Ertegun propone di provare con Neil Young, che Stills conosce bene per averlo avuto per compagno nei Buffalo Springfield. Di Young anzi conosce sia i pregi (autore eccellente, chitarrista con cui riesce a ben interagire in concerto), che i difetti (molto umorale, segue spesso una sua strada personale, quindi c’è il rischio che ti possa piantare improvvisamente). Alla fine, dopo aver sentito il parere di Crosby e Nash che lo apprezzano dopo averlo incontrato, il quarto difficile tassello viene unito al gruppo. Reclutata una sezione ritmica (alla fine la spunteranno i giovanissimi Greg Reeves al basso e Dallas Taylor alla batteria) i quattro si mettono al lavoro. Dopo il battesimo live a Chicago, il loro secondo concerto sarà davanti a mezzo milione di persone in quel di Woodstock. Poi, dopo altri concerti, si chiudono in studio a registrare. Il risultato, “Dejà Vu”, è uno di quei dischi in cui tutto funziona. Due brani eccellenti per ognuno dei quattro autori, uno scritto da Stills e Young insieme e la cover di “Woodstock” di Joni Mitchell che sarà anche un singolo di successo.
Malgrado le apparenze “Dejà Vu” registra un gruppo non dell’umore migliore. Stills e Nash avevano appena rotto con le rispettive celebri fidanzate (Judy Collins e Joni Mitchell), Crosby era letteralmente a terra per aver perduto la sua in un incidente stradale. Anche a causa di questo brutto periodo c’era un po’ troppa cocaina che girava in studio.
Il quartetto dal successo travolgente rimane unito ancora per un singolo scritto da Neil Young, “Ohio”, sull’uccisione di quattro giovani durante una manifestazione contro la guerra. Poi, nel luglio del 1970, le strade dei quattro, troppo giovani per poter gestire l’enorme successo, si separeranno. Tra il 1970 e il 1971, tutti loro pubblicheranno splendidi album solisti, mentre il quartetto viene ricordato con la pubblicazione del doppio live “4 Way Street”.
Una riunione in studio nel 1973 si risolverà in un nulla di fatto, mentre l’anno dopo una serie di concerti sold out inaugurerà la moda dei mega-concerti negli stadi e frutterà incassi record.
Al termine del tour il gruppo è stremato e per rivedere insieme il trio originale (senza Young quindi), bisognerà attendere il 1977, la pubblicazione del buon “CSN” e l’esordio (!) di Crosby Stills e Nash dal vivo (fino a quel momento i concerti erano stati sempre in quartetto).
Col passare del tempo le riunioni si intersecano con le vicende personali, soprattutto per via di Crosby, alle prese con una dipendenza dalle droghe che lo farà finire anche in galera. “Daylight Again”, disco del trio del 1982, è condizionato dalla presenza di un Crosby a mezzo servizio (a dir poco), con Stills e Nash a reggere quasi da soli la baracca.
Il quartetto si ricompone sul finire degli anni ottanta. Neil Young aveva promesso di ricongiungersi ai tre una volta che Crosby si fosse disintossicato e per tener fede alla vecchia promessa è lui la “driving force” di “American Dream”, album appena discreto. Peggio faranno in seguito “Live It Up” (in trio) e “Looking Forward” (in quartetto). Di loro si tornerà a parlare nel 2014 con la pubblicazione (dopo quarant’anni) delle esibizioni live del 1974. Crosby, Stills e Nash girano insieme per promuoverne la pubblicazione. E Neil Young? Oh, quello è in giro con i Crazy Horse…

Album consigliati: Crosby, Stills and Nash, Dejà Vu, Graham Nash David Crosby.

Album da evitare: Live It Up, Looking Forward.

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