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12 maggio 2016

A SCUOLA DI ROCK 27 - THE SMITHS

di Dario Cordovana


Manchester England, England, diceva un vecchio motivo. Eh già. Non solo Liverpool ha avuto le sue glorie, anche i dirimpettai mancuniani ne hanno avuto qualcuna di notevole importanza. Negli anni settanta il giovane Steven Patrick Morrissey è un appassionato dei New York Dolls, gruppo glam tra i più pittoreschi. Come del resto lo erano gli Sparks. Morrissey è uno che con la lingua scritta ci sa fare e ha preso l’abitudine di scrivere pareri sulla musica di questi gruppi alle riviste del settore. Ma per il resto non è che si ammazzi la vita a fare chissà che cosa. I lavori estemporanei che trova durano pochissimo e il suo carattere che asseconda il suo gusto estetico, lo rende un personaggio non proprio semplice con cui andare d’accordo.

Qualcuno però un giorno gli porta a casa Johnny Marr (nato Maher), giovane chitarrista di quattro anni più giovane ed improvvisamente tra i due scocca la scintilla. Trovato terreno comune su cui intendersi musicalmente, provano a metter giù le prime composizioni, che sposano le musiche di Marr con le liriche tutt’altro che banali di Morrissey. Gli Smiths nascono nel 1982 con l’aggiunta del bassista Andy Rourke (amico di Marr da una vita) e del batterista Mike Joyce.

Il primo singolo “Hand In Glove”, uscito per la Rough Trade,  fa scalpore già dalla copertina, che ritrae un uomo nudo preso di spalle. In un mondo musicale dove per andare in classifica bisogna infarcire ogni canzone di sintetizzatori, un gruppo che ha una concezione completamente diversa e torna al vecchio chitarra-basso- batteria sembrerebbe avere la sorte segnata, ed infatti è così ma per il meglio. Con il secondo singolo, “This Charming Man” si va in classifica e a “Top Of The Pops”, con Morrissey che si presenta con un mazzo di fiori che gli esce dalla tasca dei pantaloni.

Il terzo singolo, “What Difference Does It Make?” è il terzo centro e prelude al primo omonimo album, che in pratica viene registrato due volte, la prima con Troy Tate e la seconda (quella buona) con John Porter. Il disco offre le splendide ballate “Reel Around The Fountain” e “Suffer Little Children”, oltre alla vivace “Still Ill”, per anni punto fermo nei concerti.

E’ un periodo di grande creatività per il gruppo che dopo “Heaven Knows I’m Miserable Now”, si permette, nel successivo singolo “William It Was Really Nothing”, di lasciare sul retro un capolavoro come “How Soon Is Now” (ripubblicata come facciata A di un singolo successivo) e “Please Please Please Let Me Get What I Want”, ripresa in seguito con buon successoo dai Dream Academy.

Dopo “Hatful Of Hollow”, bella raccolta di singoli e BBC Sessions, nel 1985 arriva il secondo album, dal titolo programmatico, “Meat Is Murder” (la carne è assassinio). Morrissey è infatti un vegetariano convinto dall’età di 11 anni. Il disco si apre con “The Headmaster Ritual”, che dopo una lunga e coinvolgente introduzione guidata dalla chitarra di Johnny Marr, presenta un testo che è un vero e proprio atto di accusa nei confronti dell’educazione scolastica britannica (non dimentichiamo che fino al 1986 le punizioni corporali a scuola sono del tutto lecite in Inghilterra). La title-track è invece introdotta dai muggiti dei bovini condotti al macello. Tutto l’album si mantiene su buoni livelli, anche se in qualche caso Morrissey, pur avendo trovato subito un suo stile personale, tecnicamente lascia ancora a desiderare.

Con il terzo album, “The Queen Is Dead”, arriva il salto di qualità. Un album privo di punti deboli, contiene i due singoli “The Boy With The Thorn In His Side” (l’unica occasione nella loro esistenza in cui gli Smiths produrranno un video, per altro molto semplice) e “Bigmouth Strikes Again” e la splendida “There Is A Light That Never Goes Out”, nella quale fanno capolino anche delle discrete parti orchestrali.

Ma qualcosa si incrina nella formazione. Andy Rourke ha una brutta dipendenza dall’eroina a cui badare e la cosa viene nascosta in ogni modo al salutista Morrissey. A un certo punto la cosa viene a galla e Rourke viene licenziato senza complimenti. Al suo posto entra in formazione Craig Gannon, ma quasi subito Rourke viene perdonato e riammesso nel gruppo con Gannon che rimane come seconda chitarra. Giusto in tempo per alcuni concerti e qualche singolo (“Panic”, “Ask”), poi si tornerà alla formazione originaria.

Siamo ormai nel 1987. Gli Smiths lavorano al loro quarto album, ma Johnny Marr oltre che il chitarrista è costretto a fare il manager, visto che i precedenti sono stati uno dopo l’altro licenziati dall’umorale Morrissey. Anche dal punto di vista musicale ci sono dei dissapori. Tre brani degli Smiths rimangono senza cantato perché Morrissey si è rifiutato di trovare un testo e di cantarli. Quando Marr, terminato l’album, va a collaborare al nuovo prodotto di Bryan Ferry la stampa inizia a dire che il chitarrista potrebbe abbandonare il gruppo. Marr si attende dagli altri una smentita che non arriva e, deluso, decide di lasciare sul serio.

“Strangeways Here We Come” viene così pubblicato in settembre senza un gruppo che lo possa promuovere. Eppure è il loro disco più maturo e le tensioni interne non si avvertono. Morrissey prova a sostituire Marr con l’ex-chitarrista degli Easterhouse, Ivor Perry, ma dopo un mese deve gettare la spugna: gli Smiths non esistono più, e questo dopo aver firmato un lucroso contratto con la EMI. Le vendite sempre in ascesa (“Strangeways Here We Come” salirà al numero 2 delle classifiche britanniche, ma raggiungerà un promettente numero 55 negli Stati Uniti) lasciano il rimpianto per una band che poteva dare ancora molto.

Il live postumo, “Rank” chiuderà la vicenda Smiths. I risultati attesi nelle vendite li coglierà Morrissey con la sua carriera solista, mentre Johnny Marr si divertirà a suonare con un elenco infinito di gente (Talking Heads, Billy Bragg, Pretenders, The The, Modest Mouse, Bert Jansch, The Cribs…) e metterà in piedi prima una band con Bernard Sumner dei New Order (gli Electronic) e in tempi più recenti fronteggerà gli Healers e si deciderà alla fine a usare il suo nome per degli album in cui canterà e suonerà una musica lontanamente imparentata col suo gruppo originario …

 

3 album da avere: Strangeways Here We Come, The Queen Is Dead, The Smiths.

 

1 album da avere per ultimo: Meat Is Murder.

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