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22 novembre 2016

A SCUOLA DI ROCK 31 - BEE GEES

di Dario Cordovana



Chi può dire di avere attraversato decenni di musica e avere raccolto successi di classifica per quarant’anni? I Bee Gees! Il nucleo base del gruppo era formato dai tre fratelli Gibb, Barry, Robin e Maurice (il fratello minore, Andy, optò per una carriera solista di qualche successo, prima di una morte prematura). Figli di genitori inglesi, e nati nell’isola di Man che sta a cavallo tra Gran Bretagna e Irlanda, dopo un’infanzia vissuta in Inghilterra si trasferiscono con la famiglia in Australia alla fine degli anni cinquanta e lì iniziano la loro carriera musicale con il nome di Bee Gees. Gli inizi non sono fortunati, ma prova e riprova finalmente ottengono il primo riscontro con “Spicks and Specks”.
A questo punto si trasferiscono in Inghilterra (siamo all’inizio del ’67 ed è lì che tutto sta avvenendo nel campo della pop music) e finiscono sotto l’ala protettrice del produttore Robert Stigwood. Il primo singolo a fare breccia nelle classifiche britanniche è “New York Mining Disaster 1941”, un successo consolidato dalla successiva “To Love Somebody”, poi divenuta un classico. Non è solo l’Inghilterra a rispondere presente, i singoli vanno benissimo anche nelle classifiche americane, e il successivo “Holiday” servirà a presentare il loro primo album, “Bee Gees 1st”.
Il successivo album, “Horizontal” conterrà il pezzo che per la prima volta li porterà al numero uno delle classifiche britanniche, ovvero “Massachussets”, ma anche la bella e quasi altrettanto fortunata “World”.
Alla fine degli anni sessanta i Bee Gees sono una macchina fabbrica successi ormai affidabile e pure “I’ve Gotta Get A Message To You” (ancora al numero uno) e “I Started a Joke” fanno centro.
Dopo un terzo album, “Idea”, i Bee Gees si dedicano al doppio album “Odessa”, considerato uno dei vertici della loro produzione. La musica assorbe altre influenze, progressive rock a tratti e country in altri, ma i primi nodi in seno alla formazione cominciano a venire al pettine. Robin lascia il gruppo nel 1969, convinto che Robert Stigwood abbia un occhio di riguardo per Barry al momento di assegnare le parti soliste dei pezzi. Messosi in proprio, Robin azzecca subito un grande successo con “Saved By The Bell” e pubblica l’interessante “Robin’s Reign” sulla lunga distanza, ma gli hit per lui terminano qui.
Visto che i due fratelli da soli non riescono a bissare il successo precedente (anzi nel dicembre del 1969 si separano e pensano anche loro a progetti solisti), il futuro per i Bee Gees si annuncia denso di nuvole nere. Invece nel 1970 eccoli di nuovo tutti e tre in pista (non quella da ballo, non ancora) ed è di nuovo successo con “Lonely Days”. L’anno dopo “How Can You Mend A Broken Heart”, tratta dall’album “Trafalgar”, li porterà per la prima volta al numero uno delle classifiche statunitensi.
I fratellini tengono bene per altre due stagioni, grazie ai buoni successi di “My World” e “Run To Me” (anche in Italia), ma poi entrano in crisi. Gli hit non arrivano più e finiscono per suonare in piccoli locali in Inghilterra. Poi, su consiglio di Robert Stigwood, provano ad affidarsi al produttore soul Arif Mardin per l’album “Mr.Natural”, commercialmente parlando forse il punto più basso della loro carriera. La svolta arriva con il trasferimento in Florida, dove (siamo ormai nel 1975) i fratelli Gibb assorbono lo stile disco dilagante nella loro musica. L’album che ne consegue, l’eccellente “Main Course”, riporta i Bee Gees in classifica. L’album è un tesoro di delizie, da “Nights On Broadway” a “Jive Talkin’”, da “Fanny (Be Tender With My Love” a “Baby As You Turn Away”, e per la prima volta utilizza il celebre falsetto di Barry.
La ricetta viene portata a compimento con l’album “Children Of The World” (con “You Should Be Dancing”) e soprattutto la colonna sonora di “Saturday Night Fever” alla quale i Bee Gees contribuiscono con “Staying Alive”, “Night Fever”, “More Than A Woman”, la ballad “How Deep Is Your Love” e le già note “You Should Be Dancing” e “Jive Talkin’”, tutti pezzi che contribuiscono non poco a ridefinire il genere musicale noto come “disco music”. In mezzo un fortunato album dal vivo, “Here at Last… Bee Gees Live”.
I Gibb come galline dalle uova d’oro cavalcano l’onda nel 1979 con “Spirits Having Flown”, ancora sufficientemente ispirato da donare i successi di “Tragedy” e “Too Much Heaven”. Ma i tempi cambiano, i Bee Gees restano intrappolati nell’idea di gruppo da discoteca che il pubblico si è fatto di loro, e anche se “Livin’Eyes”, nel 1981, si allontana da quel genere, il successo si ridimensiona bruscamente.
Per sei anni i Bee Gees non pubblicheranno album nuovi. Il ritorno con “E.S.P.” li riporta al successo e il singolo “You Win Again” al numero uno delle classifiche britanniche. Seguiranno gli album “One” (dedicato allo scomparso fratello Andy) e “High Civilization” (dagli esiti commerciali alquanto deludenti). Dopo tre altri album di buon successo, nel 2003 l’improvvisa morte di Maurice mette un punto interrogativo sul futuro del gruppo. Dopo un periodo di pausa Barry e Robin riprendono a esibirsi insieme, fino alla scomparsa di Robin nel 2012 per un cancro al fegato.
Oggi Barry ha ripreso a fare concerti con il suo nome, ma portando in giro il magnifico repertorio dei Bee Gees di cui è rimasto ormai l’unico depositario …

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