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8 gennaio 2009

CATTIVI PENSIERI DI INIZIO ANNO (OVVERO CHI BEN COMINCIA…...)

di Davide



Peccato anche per quest’anno sono finite le feste natalizie.
E’ stato bello rivedere la città illuminata, non per l’effetto spettacolare e accattivante delle luminarie bensì per l’opportunità di avere un po’ di chiarore quando sui palazzi cadono le tenebre che mai come quest’anno hanno caratterizzato il profilo urbano della nostra cara e bella Palermo.
Una sistematica politica allo sparagno sulla illuminazione pubblica della nostra bella e cara città, un tempo felicissima, oggi incazzatissima, ha visto prima grosse porzioni di interi quartieri o vie al buio causa, si dice, per il mancato adeguamento alla normativa dei relativi impianti e, quindi, l’assenza dei minimi requisiti di sicurezza (e questo purtroppo è credibile visto il presentarsi periodico di gravi casi di “fulminati” da tombini con esiti quasi sempre mortali).
Poi si è diffusa invece la ingegnosissima tecnica dell’alternanza. Ma non, purtroppo, in politica dove (in Sicilia) si alternano un democristiano dopo l’altro.
Quindi un palo si e uno no.
E pazienza per qualche incrocio sfortunato dove la doppia alternanza delle due vie genera il buio totale.
Insomma siamo passati nel giro di un anno dalla Palermo “cool” della campagna promozionale alla Palermo “dark”, comunque di tendenza e, quindi, al passo con i tempi.
Appunto i tempi bui.
Certo con il buio certi personaggi possono circolare inosservati o, comunque, indisturbati (assemblea comunale e sindaco compresi). Ma al di là della battutaccia e della facile ironia sarà invece che il sindaco ha letto quella curiosa inchiesta pubblicata qualche mese fa da Repubblica che dimostrava come il tasso di sicurezza nelle città è in realtà inversamente proporzionale alla illuminazione delle strade! Ecco tutti a dargli addosso, invece il nostro primo cittadino, che pensa sempre a noi (meglio si distraesse un po’), ha individuato un metodo raffinatissimo per raggiungere un duplice obiettivo: rendere più sicura la città, combattere la criminalità e sparagnare sulle casse comunali.
Perché Palermo è ormai come Catania, alla bancarotta, con i creditori, municipalizzate in prima fila, alle porte.
Ma anche per Palermo vale il diktat berlusconiano dell’ottimismo. Vietato parlare di recessione e, quindi, vietato parlare di dissesto.
Per Catania già ci hanno pensato da Roma. Per Palermo qualcosa ci si inventerà.
Nella conferenza stampa di fine anno (ci hanno pure la faccia) il nostro beneamato ha già comunicato di essere in attesa di fondi dalla Regione (che è mamma per tutti, sindaci compresi) per le politiche sociali e da Schifani (ma a titolo personale?) da Roma. Inoltre ci sono sempre i palermitani ottime arance da spremere, altre che tarocchi e sanguinelle.
Prima la ecologica operazione targhe alterne che dietro il falso e nobile obiettivo di dare un po’ di ossigeno, vero, ai polmoni dei cittadini nasconde (e mica tanto) quello di portare altro ossigeno, quello sonante, al bilancio comunale e della polizia municipale.
E’ prova tangibile e oggettiva che l’abbassamento o l’innalzamento delle polveri sottili e del livello di inquinamento in questi ultimi mesi è derivato dalle alterne condizioni atmosferiche ma di certo non dal provvedimento toccasana. Che di suo sarebbe anche il figlio brutto e racchio delle ormai famosissime ZTL con tutto quello che ne è conseguito anche e soprattutto sempre per le amate tasche dei palermitani. Non dimentichiamoci infatti che, una volta rimborsati (prima o poi) del maltolto, restano comunque i danni di questa pasticciata iniziativa di cui non si parla più e che in un modo o nell’altro sono sempre a carico del sempre sia lodato (il fesso che ha pagato).
Poi il tentativo penoso di fine anno, buttato lì come per ridere, dell’anticipo della TARSU.
Vi sarà certamente stato recapitato un avviso di pagamento con relativi bollettini postali, a brevissima scadenza per la prima rata, per la tassa sulla spazzatura. E molti di voi avranno pagato, magari per intero.
Certo la modalità già era sospetta. Niente cartella esattoriale, niente SERIT, niente busta con la finestrella violetto. E infatti poi si scopre che era una cosa così, come detto, per ridere. I cittadini non erano obbligati a pagare ma solo invitati, insomma al loro buon cuore.
Addirittura a Striscia la notizia il funzionario del Comune, una signora chiaramente imbarazzata, interpellato sulla questione ha biascicato parole sparse dalla logica confusa tipo “la legge non ammette ignoranza, se il cittadino non lo sa che colpa abbiamo noi” (in certi casi sarebbe meglio la antica capsula di cianuro).
E intanto si fa cassa.
Non contento, sempre nella famosa conferenza stampa, il beneamato ha già chiaramente anticipato una nuova mazzata sulla tassa in questione come se non bastasse l’aumento quasi dell’80% di due anni fa. E già mi vedo, quando arriveranno le vere cartelle esattoriali (si dice ad aprile) con l’aumento, a fare la coda agli uffici comunali assieme alle altre centinaia di cittadini che (idioti) come me hanno pagato, per dimostrare, bollettini alla mano, (minchia dove li ho messi…) di averlo già fatto e quindi di dovere solo la differenza.
Insomma le famose cartelle pazze per cittadini scemi. In sintesi “curnutu e mazziato”.
E con quello che paghiamo di “munnizza” dovremmo avere uno spazzino personalizzato a disposizione che ci pulisce la casa, sparecchia e porta via i sacchetti già separati per la raccolta differenziata (tanto dicono che poi buttano tutto insieme…). Invece periodicamente ci ritroviamo con le montagne di sacchetti per strada e l’ombra minacciosa dello spettro napoletano a soffiarci sul collo.
Meno male che ora ci fanno il ponte così la munnizza può viaggiare con maggior comodità e velocità. E meno male che l’anno vecchio, bisesto e funesto, è finito e quest’anno nuovo ci sono le elezioni europee, così qualche improponibile ed impresentabile lo esportiamo a Strasburgo. Ma per respirare un po’ ci vorrebbero le “europee” un mese si e un mese no. Come le targhe. Alterne. O come i pali della luce. Alterni, appunto.  

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