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9 marzo 2016

PAPA FRANCESCO COME GIONA

di Fra' Domenico Spatola



Al profeta Giona, «mandato a Ninive per convertirla», si è paragonato Papa Francesco nell’ultimo viaggio in Messico (12 - 18 Febbraio 2016). «Giona andò a svegliare un popolo ebbro di se stesso con la parola della Misericordia, per affermare che c’è sempre la possibilità di cambiare».
La “Ninive” di Francesco, quella volta, fu Ciudad Juarez, una delle città più violente del mondo.
Senza nascondere dolore, il suo discorso fu improntato al più grande ottimismo così che «nel buio della notte», papa Francesco ha potuto scorgere «molte luci: donne e uomini incontrati in questi giorni come veri profeti del domani».
La Madonna di Guadalupe, da lui insistentemente invocata affinché i Messicani «siano missionari, testimoni di misericordia e di riconciliazione», fu avvertita come la “Presenza”, possente e gentile, che ha accompagnato il Pontefice nel suo pellegrinaggio di pace lungo l’intero suo viaggio, iniziato a Cuba con l’incontro, da lui definito “fraterno” con Cirillo II,  patriarca ortodosso di Mosca. Fu “svolta” epocale che la Cristianità attendeva da circa un millennio. Un passo storico per le “Chiese sorelle”, che erano state divise dallo scisma del 1054 e dalle reciproche scomuniche. Il dialogo “cordiale” durò due ore, ma con valenza “infinita” per gli scenari aperti all’ecumenismo e al futuro delle Chiese.
Nei cinque giorni messicani, papa Francesco incontrò ogni ceto della popolazione, privilegiando, come suo costume, quello più umile.
Celebrò con i carcerati “il giubileo” e, avendo essi già «sperimentato l’inferno», li invogliò «a scrivere una nuova storia», per risorgere «profeti nella società dove ancora vige la cultura del disprezzo della persona e della sua dignità».
Con l’invincibile ottimismo sull’uomo e sulla storia, incoraggiò i dibattiti, i confronti, gli incontri, la ricerca, le mediazioni definite «impalcature necessarie» per annodare i legami e costruire il futuro.
Incoraggiò «ad essere uniti nella stessa responsabilità di creare lavoro» sia gli imprenditori che i lavoratori, mentre implacabile fu contro il narcotraffico, piaga della Nazione, alla quale causa miseria e manovalanza alla criminalità organizzata.
Volle della Chiesa rappresentare la “missione” di non essere mai «contro nessuno ma sempre a favore di tutti» e, instancabile, fu presente in ogni ambito della vita sociale: negli ospedali, nelle case per anziani, nelle periferie degradate, riservando particolare attenzione ai bambini, specie se ammalati.
Come papa Giovanni Paolo II, che per ben cinque volte fu pellegrino a Guadalupe, alla “Morenita” consacrò il Messico e l’intero Pianeta, implorando la pace perché: «la guerra nel mondo non è più a macchia di leopardo ma sta diventando un pericolo per tutti».
L’ultimo giorno lo visse sul confine con gli Stati Uniti, diventato simbolo del dolore per i tantissimi morti delle migrazioni forzate: «fratelli e sorelle che partono spinti dalla povertà e dalla violenza del narcotraffico e dal crimine organizzato».
L’esempio di Giona «mandato da Dio a Ninive, la grande città che si stava autodistruggendo, perché frutto dell’oppressione e della degradazione, della violenza e della ingiustizia» fu modello irresistibile per Francesco che, con il cuore ispirato dalla speranza, aggiunse: «Ninive si convertì».

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PAPA FRANCESCO COME GIONA
 

 

Carissimo Fra Domenico,
Ti ringrazio per il tuo fine e bel commento del viaggio di Bergoglio in America, e di averne colto il valore simbolico della sua visita, in relazione al drammatico problema, e insieme alla straordinaria opportunità, dei vecchi e nuovi flussi migratori. Che Bergoglio si sia paragonato a Giona a me lo rende ancora più simpatico (anzi simpaticissimo) e dopo aver letto il tuo articolo me lo fa sentire ancora più vicino, affine per sensibilità teologica e in senso lato politico-culturale. Io, come sai sono membro della Chiesa valdese, e ai protestanti Giona è particolarmente caro, per la sua caparbietà, per il suo voler discutere col Signore e non ubbidire passivamente, e comunque per la sua obbedienza, in ultima istanza. Lutero, che insieme a Melantone e ad altri aveva ritradotto l'Antico Testamento in tedesco (il Nuovo T. lo tradusse tutto da solo, se non ricordo male), diceva che il libro di Giona era quello che preferiva. Grazie ancora, Fra Domenico e un grande abbraccio, nella fede e nell'amicizia, ricordando la nostra pizza insieme ad Andrea senior e alla bella conversazione sul grandissimo Ockham, l'attualissimo "Venerabilis Inceptor", che è l'ispiratore filosofico dei francescani e dei luterani e calvinisti.
Sandro Mancini

Sandro Mancini

27/03/2016 21:47:38


 
 

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