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4 febbraio 2013

LA MATERIA PESANTE

di Andrea Basso Sr.



L’aula in cui, nel primo dopoguerra, si svolgevano le lezioni della mia classe Prima Ginnasiale, che poi diventò Scuola Media, non è che fosse tanto accogliente, essendo quell’edificio rimasto in piedi, in barba alle bombe che gli americani, a fin di bene, ci avevano sdivacatu addosso, senza guardare a spese.

Le finestre erano tutte senza vetri, dato che lo spostamento d’aria causato dalle bombe che erano cadute attorno li aveva rotti tutti. Era pertanto prudente starsene con il cappotto e il berretto ‘ncarcatu. Sul soffitto c’era un foro di un paio di metri di diametro, da cui si poteva ammirare il nostro bel cielo azzurro. Quando era azzurro. Ma quando pioveva, quelli che avevano il banco sotto quella perpendicolare, dovevano aprirsi il parapioggia.

I quaderni si trovavano, ma erano fatti di una carta molto sdrucciolosa che faceva sgangherare molto velocemente i pennini. Si tenga presente che l’Italia era  divisa in due dalla guerra ancora in corso. Gli Americani & C. combattevano ancora, dalle parti di Cassino. e quei quaderni erano fatti a Palermo, che non ha mai avuto una grande tradizione in fatto di cartiere.

Durante quell’anno scolastico, la sede ce la cambiarono tre volte. Perché, da sopralluoghi successivi, risultava che la precedente era pericolante. Ma dico, questi benedetti controlli non li potevano fare prima? Evidentemente no. Ricordo solo che la scuola che ci assegnavano dopo era sempre peggiore di quella che avevamo lasciato.

Certo, in quelle condizioni, non era tanto agevole studiare. Mettici pure che avevamo la testa svagata da tante cose, che l’età era già quella difficile e che non ne volevamo neanche nel brodo, almeno parlando per me. E le materie ci risultavano tutte pesanti.

Ma quella che era la più pesante in assoluto era il disegno. Nel senso che album da disegno non ne esistevano. Ed allora il professore ci aveva consigliato di procurarci un bel pezzo di marmo bianco su cui potere disegnare. Occorreva una matita molto dura o, in mancanza, carboncino. Per cancellare usavamo mollica di pane, ma poca, perché il pane era meglio mangiarselo. E certo andare a scuola con quel pezzo di marmo sotto il braccio non era per niente piacevole.

L’unico lato positivo della cosa era che il marmo, arrivati a casa, potevamo lavarlo sotto il rubinetto e veniva come nuovo.

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