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3 marzo 2008

Elogio alla incomunicabilità

di Antonella Riccio


Per giorni e giorni, percorrendo velocemente sempre il medesimo tratto di strada che mi conduceva al mio luogo di lavoro, percepivo un nonsocché che mi disturbava e mi creava disagio!

Non riuscivo a razionalizzare quale fosse realmente la cosa che mi infastidiva: forse gli eterni “lavori in corso”, forse ancora le sempre eterne “impalcature varie” oppure il “traffico”.

No certo, ormai tutte queste cose sono entrate a far parte del nostro DNA talmente radicalmente da non percepirle più.

Ma allora .... cosa, cosa mai mi disturbava? Non riuscivo proprio a capirlo!

Finalmente un giorno (avevo un po' più di tempo), ripercorrendo la nota strada, mi sono fermata per guardarmi in giro e .... ho capito: da qualche tempo era stata tolta la impalcatura che era servita per la ristrutturazione della facciata di un palazzo lì vicino!

Ma (orrore!) l'edificio – un edificio d'epoca – invece di apparire in tutta la sua magnificenza di antico palazzo restaurato sembrava uno scherzo di carnevale di alcuni buontemponi nullafacenti: un vero e proprio elogio alla incomunicabilità!

Certo vi parrà strano che in un momento politico e sociale come quello che stiamo vivendo io vi proponga un quesito che mi attanaglia da mesi, passando e ripassando davanti al palazzo oggetto di questa mia riflessione: ma è mai possibile che nessuno – e dico nessuno – dei soggetti che hanno partecipato alla realizzazione di tale assurdità abbia mai sentito il bisogno di comunicare con gli altri soggetti interessati al fine di porre in essere qualcosa di buono?

Gli amministratori dei due condomini (si, ci sono due diversi ingressi per tale palazzo), i singoli condomini, i due progettitsti del restauro (due certamente, altrimenti se ciò fosse opera di uno soltanto sarebbe proprio un'offesa alla intelligenza, alla creatività e pure alla – eventuale – ricercata e quasi sempre “a tutti i costi voluta” originalità), gli amministratori comunali che hanno dato le necessarie autorizzazioni e, infine, anche gli stessi operai che hanno realizzato l'opera.

Ma, dico, è mai possibile che nessuno si sia mai chiesto ed abbia chiesto agli altri interessati: ma perché, caspiterina, stiamo restaurando un antico e bel palazzo facendo una facciata di ben 4 colori?

Ma la cosa ridicola è che non poteva certo sfuggire, neppure ad un occhio distratto, che l'intero stabile ha un'unica struttura e risponde ad un'unica esigenza estetica.

Basti notare che oltre ai due differenti colori della facciata centrale sono state dipinte di due colori diversi anche le cornici della facciata un beige rosato ed un beige “giallognolo” arrivando al paradosso di colorare di queste due tonalità un unico fregio rotondo (che così risulta metà beige rosato e metà beige giallognolo).

Chissà, forse le due fazioni (quelli della “facciata gialla” e quelli della “facciata rosa”) ciascuna arroccata nelle sue posizioni di “la scelta migliore è la mia” non hanno sentito il bisogno di raggiungere un compromesso (magari la facciamo verde!) ma hanno pensato che meglio che parlare è agire, con buona pace delle intelligenze delle persone che guardano.......

Mi direte: ma che caspiterina te ne frega!

Ecco: è proprio questo il punto: nessuno se ne frega di nessuno; nessuno comunica (ma veramente però!) con l'altro, si verifica soltanto uno – stupido, quanto inutile – scambio di frasi e parole che restano lì, ferme nel limbo del pensiero “ma che sta dicendo questo qui”, e “figurati che me ne può interessare”, accompagnate da sorrisi falsamente accondiscendenti (e sinceramente ebeti) che parrebbero volerti dire “ma certo che ti sto ascoltando non vedi che sono tutto orecchi” ed invece (e tu lo sai) avviene il contrario.

Ebbene proprio il restauro di tale palazzo è per me il vero elogio alla incomunicabilità, il massimo della indifferenza e del menefreghismo e – diciamolo pure – il top del cattivo gusto.

E non mi si venga a dire “al peggio non c'è fine”!

Una disperata e disillusa “esteta”.

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Per carità, ognuno ha le sue bedolezze, però spero non lo dica in giro vantandosene. Si può sfoggiare un bellissimo cappellino fucsia con le piume ma poi ci si devono accollare i piriti. Quando ce vò, ce vò alla faccia della tolleranza.

davide

04/03/2008 11:14:02


Certo per un' esteta vivere a Palermo è dura....moolto dura.Però mi sorge un dubbio: e se invece si fossero messi d'accordo per farla così perchè gli piaceva? Perchè non c'è chi si prende la brioche fragola e zuppa inglese?

Mingo

03/03/2008 22:52:57


Io l'avrei fatto fucsia a pois gialli ...

Marcello

03/03/2008 19:56:36


 
 

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