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27 aprile 2008

Prelibatezze della cucina siciliana: u Taganu

di Davide



Bella e fantastica, la nostra terra.
Piena di tradizioni, nate dalla nostra travagliata storia, fatta di dominazioni, di mescolanze di gente del nord e del sud. In particolare a tavola i sapori e i gusti più disparati hanno trovato sfogo grazie alla ricchezza di ciò che offriva la natura, dal mare ai monti, dal pesce ai formaggi, alle erbe aromatiche.
Il tutto poi ha trovato la sintesi migliore nella trasposizione di questi piatti sulla tavola del popolo dove il tocco d’artista lo ha fatto il bisogno, la povertà di tasca abbinata alla fantasia ed alla ricchezza dell’inventiva.
La cucina siciliana ha così esaltato il principio del non si butta niente, dei piatti fatti con poco, a volte con ciò che c’è, approdando così a risultati a volte opinabili o comunque che necessitano una certa educazione del palato. Come il ricorrente agro dolce di provenienza araba, dalla caponata di melanzane (la ricetta originale prevedeva l’uso del pesce (!!!!!!), il capone, da cui caponata, sostituito dai contadini dalla più povera melanzana), alla pasta con i broccoli in tegame, all’uso frequente e a volte indiscriminato dei passolini e pinoli nei condimenti e nei ripieni.
Certo a volte si è esagerato un po’, così non è raro che alcune pietanze, divenute simbolo della cucina locale di questa o quella cittadina lasciano più d’un commensale senza parole.
Ad esempio, quest’anno per Pasqua ho ricevuto da un amico un presente che ad un primo esame superficiale appariva come una consueta e, comunque, graditissima colomba artigianale proveniente dal paese di lui, Aragona, in quel dell’agrigentino. Pronto a farne sfoggio nel dopopranzone pasquale, grande sorpresa fu per tutti, ma soprattutto per me che non avevo nemmeno una alternativa d’emergenza, scoprire che si trattava invece di una torta di pasta dal nome minaccioso di “u tagano di Aragona”. D'altronde c’era pure scritto sulla scatola, del resto però abbastanza anonima e, soprattutto, non riportante gli ingredienti.
Aperto il sottovuoto che confezionava questa sorta di torta, i più coraggiosi e curiosi hanno deciso di assaggiarlo. Mal ce ne colse, perché se fossi aragonese, tacerei l’esistenza di questo vanto locale glissando e proponendo altro.
Da allora “u tagano” è diventato per parenti e, soprattutto, per amici, un piatto fantozziano dal gusto e dagli effetti misteriosi e grotteschi sullo stomaco e sulla salute di chi ha la sfortuna di imbattersi in lui a tavola. Così come è cominciato a crescere il mito degli aragonesi, cresciuti a pane e “tagano”. O perlomeno sulla cui esistenza incombe la figura mitica del “tagano”.
“Se non fai il bravo ti do il “tagano”dicono al bambino capriccioso, oppure “Non ti allontanare sennò viene il “tagano” e ti mangia”, mentre i regolamenti di conti si fanno da secoli a colpi di “tagano” e ai carcerati piuttosto che il classico pane ed acqua si dava il “tagano” rimasto dalla Pasqua.
Infatti il Tagano è un piatto pasquale, tradizione della città di Aragona oggetto di una apposita sagra omonima che si tiene ancora oggi la seconda domenica di Pasqua. Il nome deriva
dal tegame in cui veniva cucinato, di argilla cilindrico a pareti alte che veniva rotto per sformarne il contenuto.
Si tratta di un pasticcio o timballo di maccheroni, in bianco, particolarmente ricco con uova e tuma, cotto in forno. Secondo la leggenda fu creato da una contadina che aveva venduto tutti i suoi prodotti e volle ugualmente preparare un piatto per la festa, utilizzando quindi tutto ciò che aveva a disposizione, e qui torna la cultura contadina, povera, e il riutilizzo di quanto disponibile come forma di ricchezza, alla faccia della semplicità e della rigorosità del gusto a cui si oppone l’opulenza barocca della molteplicità degli ingredienti.
La ricetta è la seguente : 1 kg di maccheroni, rigatoni o cavatuna, 1 kg di tuma, 1/2 kg di carne tritata di vitello o maiale cotta, fino ad una sessantina (si proprio sessanta, non una di meno) di uova da sbattere con brodo di pollo (circa 1/4 di l), zafferano, prezzemolo e cannella. Si dispone a strati di pasta, carne, e uova, ricoprendo con tuma affettata e infornando. Spesso si usa mettere pane raffermo come copertura superiore e rivestimento del fondo del tegame unto di strutto, aggiungendo anche pecorino all'impasto liquido di uova, di modo che il pane assorba l'eventuale eccesso di liquidi. Talvolta la carne tritata viene aggiunta facendone polpettine inserendo anche uova sode affettate. Se volete potete provare a farlo oppure andare ad Aragona sotto Pasqua e provare l’originale, ognuno è padrone del suo destino, parafrasando una battuta di Verdone, in bocca al colesterolo.
Ah, dimenticavo. Se chi legge è originario o vive ad Aragona e pensa che u tagano sia una vera prelibatezza ed un vanto della sua terra o magari lo ha solo assaggiato e lo trova semplicemente sublime porti pazienza e non si adiri.
Come ha detto una docente universitaria alla discussione della tesi di un mio amico, alla quale ero presente, “comunque, ciascuno è soggettivo” e ogni altro commento sarebbe superfluo davanti a tanta saggezza.

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Commenti lasciati per:

Prelibatezze della cucina siciliana: u Taganu
 

 

buonissimoooo! quest'anno mini sagra anche in quel di parma!

nino

30/03/2012 22:21:44


Praticamente ha la forza gravitazionale di un buco nero?

Mingo

27/04/2008 22:20:17


 
 

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