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11 dicembre 2014

A SCUOLA DI ROCK 19 - RAMONES

di Dario Cordovana



Tutti sanno che i fratelli litigano. Litigavano i Kinks, gli Oasis, i Jesus & Mary Chain. I Ramones riuscivano a litigare, anche se erano fratelli finti. E’ il 1974 quando a New York, il chitarrista Johnny Cummings e il bassista Doug Colvin si uniscono a Jeffrey Hyman, batterista improvvisato, per dar vita al gruppo dei Ramones. Il nome viene preso da uno degli pseudonimi con cui era noto Paul McCartney prima di incontrare il grosso successo con i Beatles (Paul Ramone). Dopo le primissime esibizioni in un locale ad-hoc, il CBGB, diviene chiaro che la formazione così com’è non può funzionare. Doug, divenuto Dee Dee Ramone, si distrugge la voce per tentare di cantare, e Jeffrey (da ora Joey Ramone), si ritrova con le dita massacrate dalla violenza con cui percuote le pelli della batteria, e, essendo più bravo a cantare, cede il posto ai tamburi a un amico di origine ungherese, Tommy Erdelyi, che in realtà nei piani iniziali doveva fare solo il manager.
Con la formazione a quattro il gruppo sviluppa uno stile personale, molto diretto, con dei live set brevi e molto intensi, che non prevedono pause tra i pezzi e con un repertorio basato sull’essenzialità e sulla grinta. Tommy dichiarerà di aver compreso subito che il suo ruolo era quello di fare il Ringo Starr, ma in modo più veloce.
Non tutte le voci che parlano dei Ramones sono positive, ma quel che si dice di loro è abbastanza per attirare l’attenzione della Sire Records che li mette sotto contratto. Il primo album omonimo, uscito nel 1976, fa parlare di musica punk. I 14 pezzi in scaletta sono molto brevi, il più lungo dura due minuti e mezzo, ma sono una scarica di adrenalina. Non pensate però al punk inglese, almeno dal punto di vista del look. I Ramones hanno una specie di divisa caratterizzata da giacche di jeans e capelli fin troppo lunghi rispetto al punk britannico. Però il movimento punk, sia pure in modo disordinato, già in Inghilterra esiste, ma non ha ancora trovato la sua musica. La troverà grazie ai Ramones di cui si cominciano a dire tante cose, e tutte interessanti per quei giovani inglesi. Quando il gruppo sbarca a Londra, al concerto alla Roundhouse ci sono i futuri membri dei Clash, dei Damned e dei Sex Pistols tra il pubblico. I Ramones, che in patria sono soliti esibirsi davanti a non più di 50 persone, se ne trovano 3.000 davanti e non deludono le attese. Tra il pubblico inglese e i Ramones scoppia un feeling evidente. D’altra parte qualcuno diceva “Nemo propheta in patria”…
L’anno seguente il punk esplode a livello mondiale e i Ramones fanno uscire il secondo album (“Leave Home”, congegnato per essere nello stile una copia carbone del primo), e il terzo (“Rocket To Russia”, con la celebre “Sheena is a Punk Rocker”). Dopodichè Tommy Ramone torna a fare il manager e viene sostituito alla batteria da Mark Bell, trasformato in Marky Ramone.
Con lo stile solido di quest’ultimo, i Ramones danno alle stampe il nuovo “Road To Ruin”, che comincia a far vedere delle novità, nella presenza di qualche chitarra acustica e di qualche ballad. Il tentativo è quello di vendere qualche disco in più senza scendere a troppi compromessi, ma se l’Inghilterra sarà pronta a recepire, l’America starà ancora lontana.
Sembra quindi una buona idea al gruppo accettare la corte del noto produttore Phil Spector che si offrirà di produrre il loro disco seguente. Spector è famoso per aver avuto grande successo con il suo “Wall Of Sound”, ma ha un carattere alquanto difficile, è un perfezionista, e Johnny fatica ad andare d’accordo con lui. Joey invece è il più convinto e alla fine “End Of The Century” vede la luce nel 1980. L’album entra nei top 50 americani, ma le soddisfazioni maggiori le avrà come al solito in Inghilterra. Lo stile di Spector si riconosce anche troppo, è quello dei Ramones che si fatica di più a trovare. Dal punto di vista compositivo ci sono delle perle, ma anche dei passaggi a vuoto, segno che la vena creativa del gruppo sta mostrando qualche primo segno di cedimento.
In effetti l’album successivo, “Pleasant Dreams”, continuerà con le sperimentazioni, avvicinando i Ramones a certe forme di heavy metal, mentre “Subterranean Jungle” li riporterà al loro vecchio stile. Negli anni ottanta e nei primi anni novanta i Ramones andranno pure incontro a diversi cambi di formazione, Marky verrà licenziato per il suo amore eccessivo per l’alcool, mentre Dee Dee li lascerà poco prima di “Brain Drain” del 1989.
Tra gli ultimi album si segnalano “Acid Eaters”,  composto unicamente da cover, e l’ultimo album di commiato “Adios Amigos”. Nel 1996 i Ramones mettono fine ai loro litigi (pare che Joey e Johnny non si siano parlati per anni per una questione di donne) e gettano la spugna. Il successo di band più giovani quasi dieci anni dopo, e influenzate da loro (basti pensare ai Green Day), farà finalmente ottenere alla band il meritato successo. Peccato che nel frattempo Joey, Johnny e Dee Dee siano morti nello spazio di tre anni per cause diverse. Tra il 2001 e il 2004 i fan si sono visti sparire tre quarti di quella formazione che tremare il mondo faceva al grido di: Hey! Ho! Let’s Go!...

3 album da avere: Ramones, Rocket To Russia, Road To Ruin.

1 album da evitare: Mondo Bizarro.

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