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30 aprile 2015

ADDIO CANTAGIRO! (puntata n. 113)

di Dario Cordovana



L’epoca d’oro del 45 giri è coincisa con quella delle grandi manifestazioni canore. Man mano che il 33 giri ha cominciato a soppiantare il 45 a partire dagli anni settanta, quasi tutte le gare con canzoni singole sono andate in crisi e una dopo l’altra hanno cominciato a chiudere i battenti. L’unica eccezione è, come sapete, il Festival di Sanremo, che, essendo stata la prima in ordine di tempo tra queste manifestazioni, ha saputo resistere ai periodi di crisi ed ha mantenuto desto l’interesse dei telespettatori e per diverso tempo anche degli acquirenti di musica.
Certamente negli anni sessanta aveva un senso proporre tante manifestazioni (oltre a Sanremo, erano irrinunciabili gli appuntamenti con il Disco per l’estate, il Cantagiro, il Festivalbar, il Festival delle Rose, la Mostra di musica leggera di Venezia, Canzonissima), che scandivano i vari periodi dell’anno. L’attenzione era centrata su un singolo pezzo e le fortune di un cantante dipendevano dall’avere azzeccato il singolo di successo, per cui le rassegne canore erano un ottimo trampolino di lancio, ancorché rischioso. Non era da sottovalutare il pericolo che una precoce eliminazione o un insuccesso in una di queste manifestazioni mettesse in crisi la popolarità di un cantante, anche se c’erano delle eccezioni, come quella di Giorgio Gaber, che dischi ne vendeva comunque, ma alle gare raccoglieva sempre pochissime soddisfazioni.
Anche per il Cantagiro il periodo d’oro coincide con gli anni sessanta, con i cantanti più popolari, specie tra i giovani, seguiti su e giù per la penisola dai fans più scatenati. Il Cantagiro era proprio un manifesto del divismo, perché il pubblico aveva proprio l’occasione di avvicinare i loro beniamini e chiedere loro autografi o la classica foto.
Nei primi anni settanta però tutto questo entra in crisi. Il consenso ai cantanti dominatori degli anni sessanta (Morandi, Pavone, Caselli… per non parlare del povero Claudio Villa, già contestato nell’edizione del Cantagiro del ’68), diminuisce sensibilmente, perché i giovani si interessano anche di altri tipi di musica, magari più impegnata o impegnativa, e per i vecchi idoli affrontare le tappe del Cantagiro comincia a diventare un rischio. Il primo a suggerire varianti addirittura al regolamento della manifestazione fu Adriano Celentano, che ogniqualvolta si presentava pretendeva che non ci fosse la gara tra i big. Questo però, a lungo andare, cominciò a nuocere all’interesse verso il Cantagiro ed ecco che quella del 1972, l’ultima organizzata dallo storico patron Ezio Radaelli, si può considerare l’epitaffio della popolare gara a tappe.
Ancora una volta non c’è gara tra i big, che anzi prendono parte quasi solo in qualità di ospiti delle serate. Tra loro segnaliamo il quartetto familiare made in Cellino San Marco composto da Al Bano, suo fratello Kocis, Romina Power e la di lei sorella Taryn con un motivo, “Taca tacabanda”, che mantiene quello che promette. Poi il francese Marcel Amont, divenuto popolare in Italia per aver preso parte alla prima edizione di “Studio Uno” e per aver lanciato la sigla finale dell’ultima edizione di “Settevoci”, “W le donne”. Al Cantagiro presenta un suo recente motivo molto gradevole, tradotto letteralmente dal francese “L’amore fa passare il tempo (capita tutto a me)”; Demis propone “My Reason”, un motivo easy-listening speziato con sapori greci; Rosanna Fratello lancia il pezzo “L’amore è un marinaio”, mentre Marcella si conferma (e con lei chi le sta dietro in veste di giovane autore, ovvero il fratello Gianni Bella) con “Sole che nasce sole che muore”. Presente anche Adriano Celentano con “Un albero di trenta piani”, successo da hit parade di un album difficile come “I mali del secolo”. Lucio Dalla ripropone “Sulla rotta di Cristoforo Colombo”, presentata con scarso successo al Disco per l’estate, mentre Little Tony presenta la bella ballata country-rock “Pamela” (che è in inglese, ma curiosamente Pamela viene accentata sulla “e” all’italiana, anziché sulla “a” all’americana), e Mal, per una volta nella sua lingua madre, la trascinante “Mighty mighty and roly poly”.  Ci sarebbe da parlare di Claudio Villa, Mia Martini, Gianni Nazzaro, Iva Zanicchi, Don Backy, che arricchiscono il cast del girone A, ma preferiamo concentrarci sui gironi con classifica.
Quello dei giovani, vinto dagli FM 2 (pseudonimo dietro al quale si celava Jordan, già visto a Sanremo 1971 con “Lo schiaffo”) con la vivace “Cherie cherie”, presenta nomi spesso già visti come Franco Tortora, col suo usuale stile obsoleto, Alberto Anelli, Leonardo (che si affida alla collaudata ditta Vecchioni-Pareti per la sua “Giramondo”) o Italo Janne, e gli esordienti come Elisio (con la stucchevole “Giglio bianco”), faticano ad emergere.
Nel girone dei gruppi vincono i Gens con “Per chi” (alias “Without You”, grande successo di Harry Nilsson), davanti ai Profeti, che rifanno in italiano “We Will” di Gilbert O’ Sullivan, che però nella loro versione intitolata “Prima notte senza lei” perde gran parte del suo fascino. Più indietro in classifica i gruppi di estrazione prog come i Trip o il Rovescio della Medaglia. Ci sono anche i Circus 2000 in una delle loro ultime apparizioni, e Simon Luca, una specie di padre putativo di Andrea Mingardi.
Come vedete poche cose sono rimaste nella memoria dai due gironi con la gara, mentre il primo girone, quello dei big, è nato già morto. Dal 1973 il Cantagiro sarà solo una rassegna con stelle dello spettacolo intitolata “Cantagiro Show”. Quello vero, almeno fino ai primi anni novanta, verrà consegnato ai ricordi …  

TACA TACABANDA
(Albano Family)



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